Pagaio sul fiume di casa in una splendida giornata, l'acqua è poca, ma dopo qualche centinaio di metri percorsi mi sono già dimenticato una settimana di problemi, sulla mia scia si disperdono come bollicine le facce incazzate, le scadenze perentorie, la stupidità diffusa. Il remo volteggia nell'aria i muscoli cominciano a scaldarsi sento che il corpo è vivo, ritrovo me stesso, i confini di me e del mondo. Non importa dove si va, ma andare, accompagnati dai guizzi dei pesci e dal lento planare degli aironi, mentre la prua separa in due lembi la piatta faccia di un ansa. Ho lasciato il tepore delle lenzuola per quest'acqua che mi punge le mani ed il viso, ho rubato il tempo al dovere per questo tempo senza ragione, ho usato benzina e telefono per trovarmi pronto all'imbarco con gli amici di sempre. Non c'è niente di nuovo da scoprire, consueta è quell'onda e quel salto, ora provo quella figura quella manovra che non è sicuro che riesca. Non pensate che fugga da tutto perchè è qui che trovo me stesso, perchè è qui che con la faccia presa a secchiate capisco che il tutto da solo non basta, che la vita vissuta non è quella trascorsa, ma è quella che ti lascia sulla pelle e sul cuore quell'umido sapore di vivo. Ed è qui che nel profondo io grido - io vivo -.