di Marco Merini
Periodo: Agosto 2006
Partecipanti: Alberto Vitari, Guido Galvan, Lucio Mazza, Marco Merini.
Sponsors: Dragorossi, Shock Wave, Rescue Lab, NRS.
Il nostro obiettivo è la discesa dello Tsarap – Zanskar – Indo, oltre 300km per 6/8 giorni di discesa in autosufficienza.
Da Delhi, dopo 18 ore di bus locale, arriviamo a Manali ai piedi dell’Himalaya. Qui imperversa il Monsone e possiamo discendere un tratto commerciale del Beas – i tratti alti sono in piena - ed un gran bell’affluente di IV e parecchia pendenza nei pressi di Kullu. Dopo un passo di 3900m giungiamo a Keylong, 3350m. Anche il Bhaga è molto alto e dobbiamo partire a valle di una gola ora impraticabile. Discendiamo anche l’enorme Chenab, dopo una decina di Km tranquilli, incontriamo una rapida lunghissima e di estrema difficoltà: è troppo rischiosa ed è meglio uscire.
Dopo un altro passo di 5000m, arriviamo a Sarchu, paesino-tendopoli di poche tende e tanti militari. E’ l’imbarco per il tanto atteso river-trip di una settimana. Lo Tsarap sembra alto ma non troppo. Siamo a 4300m ma siamo abbastanza acclimatati e non abbiamo problemi di mal di montagna. Percorriamo circa 30km, di cui 20 vicino alla strada, poi il fiume entra in gola; piove e c’è vento e noi non abbiamo tende (di solito in Ladakh non piove mai…. è un deserto di montagna), fortunatamente troviamo una piccola stalla abbandonata, dopo una bella ripulita ci accampiamo per la notte al caldo.
Putroppo Alberto si ammala proprio quella notte. Tosse continua, febbre alta. Nulla di grave, ma non è in grado di stare in piedi. Restiamo bloccati per 3 giorni, senza vedere nient’altro che montagne di 6000m. Alberto finisce gli antibiotici ma non migliora, ora ha anche il vomito. Abbiamo cibo per 5 giorni, 3 sono già passati e la preoccupazione è grande. La mattina del 4° giorno, Alberto riesce a stare in piedi e a camminare. Lentamente, percorriamo il sentiero che risale il fiume verso l’imbarco. Lasciamo le canoe nei pressi della stalla. Dopo diverse ore giungiamo alla strada, fermiamo un mezzo e ci facciamo portare all’ospedale militare di Sarchu. Alberto riceve altre medicine e dopo altri 2 giorni sta un po’ meglio, ma non è ancora in grado di andare in canoa. Io, Lucio e Guido decidiamo di proseguire e trovare Alberto a Leh, 5-6 giorni dopo. Ci incamminiamo verso le canoe, ma un’altra sorpresa ci attende: incontriamo un gruppo di Irlandesi partiti un giorno prima di noi ma, a causa del livello troppo alto dello Tsarap, hanno abbandonato le canoe a metà della gola e camminato 3 giorni (!!!) per tornare indietro. Troppi e pericolosi i trasbordi, di rapide normalmente percorribili senza problemi. Anche noi decidiamo quindi di rinunciare alla discesa con molti rimpianti. Ma le canoe sono laggiù, e ci mettiamo ben 1 giorno e mezzo per riportarle, in spalla con anche tutto il peso di cibo e attrezzatura, sulla strada.
Guido d' Ali con tappeto volante
Finalmente arriviamo a Leh, splendida capitale del Ladakh, dove ci riposiamo un po’ e riprendiamo a fare un po’ di fiumi: la parte finale dello Zanskar piena di gorghi, l’Indo con una splendida rapida dopo la confluenza, lo Yapola, piccolo torrente di IV in una stretta gola molto spettacolare. Poi andiamo a Karghil, al confine con il Pakistan, in una zona martoriata dalla guerra nel 1999 ed ora molto militarizzata. Ma ricca di fiumi, e tanto basta ! Discendiamo il Bartso, piccolo torrente molto veloce in una splendida valle, e il Suru, in grande piena da disgelo; qui una lunga gola impraticabile ci fa interrompere l’ultima discesa della spedizione. Da Karghil andiamo a Shrinagar, nel Kashmire, che è sicuramente una delle più belle città dell’India. Con un volo low-cost della Spice-Jet torniamo a Delhi, lasciando il river-trip tanto sognato sullo Tsarap come un motivo per ritornare; ma del resto l’India è il paese degli imprevisti ed è anche questo che tanto ci attrae.
Alberto
Alcune foto