Siberia 2001

Partecipanti : Marco Merini, Alberto Vitari,  Diego Zanga, Dario Sagrada, Gigi Codinotti, Miki Gramaglia

 I Russi: Misha, Vallily, Aleksei, Pasha, Yaroslav, Dimitri, Arseni
 

 

Spedizione Italo-Russa all’estremo sud della Siberia, non lontano dal confine con la Mongolia

HARA-MURINE: OLTRE OTTANTA CHILOMETRI DI AVVENTURA A SUD DEL BAJKAL

Dieci giorni di discesa in prima di questo splendido fiume che scorre in una zona completamente disabitata

testo e foto di Marco Merini

 

La nostra meta iniziale doveva essere la Mongolia, era infatti in programma una prima di un fiume sugli splendidi Monti Altai. Pochi giorni prima della partenza, pero’, ci giunge notizia che fa molto freddo ed il livello dell’acqua è particolarmente basso. Decidiamo, perciò, di cambiare destinazione e di spostarci qualche centinaio di chilometri più ad est, cioè a sud del lago Bajkal, non lontano dai confini con la Mongolia. Qui le montagne sono più basse e le abbondanti piogge che caratterizzano questa regione assicurano dei buoni livelli.

Partiamo in sei dall’Italia e ci tratteniamo un paio di giorni a Mosca, giusto il tempo di visitare la città, apprezzare le ragazze locali ed incontrare gli altri componenti della spedizione: sette ragazzi russi tra cui Michail Seleznev, l’organizzatore della spedizione nonché cameraman. Fanno inoltre parte del gruppo Vassili (medico e cameraman), Pavel (fotografo), Dimitri, Alexei, Arseni e Yaroslav.

Da Mosca un aereo della famigerata Siberian Airlines ci porta a Irkutzk, città a sud-est del Bajkal. Qui saliamo su un elicottero del dopoguerra; è necessaria un’altra ora e mezza di volo sulla taiga sterminata per giungere all’imbarco del fiume, quasi alle sorgenti, a circa 1800m di altitudine. L’elicottero si allontana all’orizzonte, ora siamo completamente soli ed isolati; non abbiamo possibilità’ di comunicare con il mondo esterno e possiamo contare solo sulle nostre forze. L’unico modo per arrivare ad un centro abitato è percorrere i circa ottanta chilometri di fiume che ci separano dal lago Bajkal. Fino a quel momento non vedremo essere umano, ne strade, ne ponti, ne sentieri. Il silenzio che c’è è indescrivibile.

Montiamo le tende, accendiamo il fuoco ed assaggiamo la Vodka, bevanda che non mancherà durante il viaggio; i russi ne hanno infatti portata circa dieci litri (!!).

Al tramonto la temperatura crolla, passando da circa 25°C a 2°C.

26/8/2001. E’ una bellissima giornata di sole. E’ il primo giorno di canoa e non vediamo l’ora di mettere le barche in acqua; purtroppo l’Hara-Murine qui è ancora piccolo, stretto e sassoso, non c’è molta pendenza ed i primi chilometri saranno difficoltosi a causa della carenza d’acqua.

I primi giorni saranno parecchio faticosi in quanto dobbiamo discendere un tratto di fiume in canoa, tornare al campo a piedi (non ci sono sentieri se non quelli degli orsi), smontare il campo e tornare alle canoe carichi di viveri , tende, pentole e attrezzatura varia, per poi montare il campo successivo. Fortunatamente dopo circa venti chilometri di discesa abbiamo lasciato un gommone ed altri viveri. Da lì il fiume dovrebbe essere un po' più facile e potremo caricare tutta l’attrezzatura del campo sul gommone d’appoggio.

Il primo tratto di fiume è abbastanza semplice, decidiamo di caricare nelle canoe più materiale possibile. La mancanza d’acqua, unita al peso delle canoe, renderà però molto faticosa la discesa ed a fine giornata abbiamo percorso davvero poca strada. La sera dobbiamo lottare sempre contro le zanzare, che a volte sono veramente insopportabili; non esiste spray repellente che funzioni. Labbra e occhi gonfi a causa delle punture non si contano e spesso non vediamo l’ora che arrivino le 22, orario in cui, improvvisamente, spariscono.

La mattina seguente camminiamo circa mezz’ora per arrivare alle canoe e ci reimbarchiamo. L’Hara-Murine ora è decisamente più impegnativo, c’è parecchia pendenza, è molto più stretto e le difficoltà sono di IV continuo. Per avere, però, un discreto volume d’acqua dobbiamo aspettare la prima confluenza. Arriviamo nei pressi del campo dove si trova un bel passaggio ad imbuto di V grado. La maggior parte dell’acqua va a sbattere contro la parete di destra. il passaggio è tecnico, ma viene disceso da quasi tutti noi senza troppi problemi. Dopo questo passaggio il fiume presenta un paio di impraticabili prima della confluenza, ormai molto vicina. Decidiamo quindi di percorrere qualche centinaio di metri con le canoe in spalla e spostarci sull’affluente, dove abbiamo individuato una bellissima cascata di circa 6 metri. L’affluente è ricco d’acqua e la cascata è veramente spettacolare, ma non difficile o pericolosa. Siamo alla confluenza, ora l’Hara-Murine è sensibilmente più grosso e sicuramente molto interessante. Ma per oggi abbiamo fatto abbastanza, dobbiamo sbarcare e tornare al campo. Una volta smontato il campo, marciamo per quasi tre ore nella taiga con i nostri pesanti zaini. L’ultimo tratto è infernale, c’è stato un grosso incendio e oltrepassare una moltitudine di alberi crollati ed inceneriti su un costone di roccia molto ripido è durissimo. Impieghiamo circa un’ora per percorrere solo due chilometri. Giungiamo al posto dove monteremo il campo: è su un isola in mezzo al fiume (!) . Ci spogliamo e attraversiamo l’Hara-Murine, fortunatamente qui abbastanza tranquillo, completamente nudi nell’acqua gelata.. E’ l’ultima fatica di questa durissima giornata.

28 agosto, è il mio compleanno ma purtroppo non abbiamo più Vodka per brindare. Dobbiamo aspettare i viveri lasciati assieme al gommone per festeggiare come si deve.

Subito dopo colazione guadiamo nuovamente il fiume e ripercorriamo la Taiga incenerita per tornare alla confluenza ed imbarcarci. Risalendo il fiume ispezioniamo più possibile le rapide, sembra tutto percorribile e di varia difficoltà.

I primi chilometri dopo la confluenza scorrono in una gola profonda e selvaggia, il fiume è manovriero e molto bello, di WW IV / IV+ continuo. Usciti da questa gola l’Hara-Murine si allarga e alterna tratti di WW III rilassanti a belle rapide di IV. Scendere in canoa bevendo l’acqua del torrente è un a cosa che raramente ci è capitata. Qui siamo davvero fuori dal mondo e l’inquinamento non appartiene a questo luogo.

Poco prima del campo l’Hara-Murine precipita in una gola di WW V+, composta da due passaggi molto spettacolari. ed impegnativi. Ci dobbiamo calare in fondo alla gola per poter fare sicura ad Arseni ed Alberto, che superano brillantemente la difficile goletta.

Siamo arrivati al campo e Alexei pesca un sacco di pesce che, cucinato al cartoccio con un po’ di cipolla, è davvero delizioso. I russi lo mangiano anche crudo ed anche noi lo assaggiamo. Questa qualità di pesce, simile alla trota, è talmente saporita da essere gustosa anche cruda senza condimento. Per finire un infuso di mirtilli rossi ed un “Taiga tea” (fatto con foglie di diverse piante) sostituisce il classico tè, ormai terminato. La natura offre molto in questa stagione, ma tra pochi mesi non sarà più così; qui d’inverno la temperatura scende a -40° C e le moltissime betulle piegate dal peso della neve invernale ne sono la prova. Comprendiamo perché queste zone sono completamente disabitate.

La mattina dopo ripartiamo subito in canoa.; il fiume sembra tranquillo e carichiamo tutto sulle nostre piccole imbarcazioni, oramai i viveri si sono ridotti notevolmente ed è più semplice trasportarli.

Dopo circa un’ora di discesa troviamo il gommone ed il cibo che avevamo lasciato con l’elicottero. Sono molto prima di dove noi pensavamo che fossero. Il fiume presenta ancora parecchie insidie e non sarà facile scendere in gommone.

Due dei russi lo guidano e noi proseguiamo in canoa. Tutta l’attrezzatura e le cibarie ora sono sul gommone, i nostri kayaks sono finalmente leggeri. Le rapide sono mediamente ancora di WW IV ed una bella goletta è di IV+, composta da tre passaggi molto tecnici tra massoni ciclopici. Il gommone deve trasbordare i primi due con grosse difficoltà, in quanto è carico e quindi pesantissimo. Ci fermiamo per il campo al tramonto. Piantiamo le tende su una stupenda spiaggetta e finalmente (ora abbiamo la Vodka) possiamo festeggiare alla grande il mio compleanno cantando tutta la sera. I ragazzi russi mi regalano un bell’orologio ed io non so davvero come ringraziarli.

L’Hara-Murine continua ad essere ingolato e di WW IV e IV+. Non sembra possibile che ci possano essere rapide così belle anche dopo 5 giorni di discesa. Giungiamo ad una confluenza dove il torrente si allarga e diventa di WW III / IV. Da qui fino al lago Bajkal è già stato disceso da canoisti russi.

31/8, è il giorno più drammatico della spedizione. In una rapida di IV che dalla canoa sembrava innocua, Micha si incastra contro una grossa roccia completamente sifonata. La sua testa è sott’acqua, non lo vediamo quasi più e corriamo ad aiutarlo. Vassili scivola correndo e vola in acqua; resta aggrappato alle rocce con la testa fuori dall’acqua ma il suo corpo è tutto nel sifone. Si sfiora la tragedia. Vassili si aggrappa alle gambe di Michele rischiando di tirare dentro anche lui. Ma per fortuna non è così, Michele non cede e porta in salvo Vassili; nel frattempo Micha è riuscito ad uscire dalla canoa e a salire sulla riva del fiume. Un grosso spavento per tutti.

La canoa di Micha resta incastrata nel sifone e purtroppo i soldi e biglietti aerei di tutti i russi sono in quella canoa. Dobbiamo per forza tirarla fuori di lì. Siamo tutti a tirare diverse funi per disincastrarla ma è più duro del previsto, solo dopo tre ore e mezzo e numerosissimi tentativi la Vector emerge da quell’orrendo sifone, completamene distrutta. I biglietti sono pero’ salvi.

Micha fatica a respirare e a parlare, molto probabilmente si è rotto qualche costola. Continuerà la discesa sul gommone senza pagaiare.

Il giorno seguente il bel tempo ci abbandona. Piove forte ma non fa particolarmente freddo. Il fiume ora è un fiume di volume grazie ai numerosi affluenti e le rapide sono ancora di IV grado, con bellissime onde per giocare. Verso sera il gommone si incastra e tutto il carico va in acqua. Recuperiamo tutto, ma il contenuto delle sacche non è molto asciutto; accendiamo subito il fuoco per cercare di asciugare tende, vestiti, sacchi a pelo. Siamo quasi alla fine, dobbiamo tener duro.

2/9 E’ l’ultimo giorno del river-trip. Piove ancora ed abbiamo tutti i vestiti bagnati; il lago Bajkal però è vicino e quando vediamo il primo ponte stradale dopo dieci giorni di discesa capiamo che è finita. E’ il nostro sbarco. Un camion militare ci porta alla piccola stazione ferroviaria di Murino, dove prendiamo la famosa transiberiana fino al paese di Sludjanka, sul lago Bajkal. Riempiamo interamente un vagone del treno con le nostre canoe. E’ un viaggio davvero affascinante. A Sludjanka siamo ospiti del Soccorso Alpino ed possiamo dormire in delle casette di legno che d’inverno vengono trasportate in mezzo al lago (ghiacciato) per ospitare i pescatori che trascorrono lì pescando diversi mesi.

Finalmente torna il sole, ne approfittiamo per asciugare tutti i vestiti e riscaldare le nostre ossa nella sauna; dopo la quale ci tuffiamo nel lago Bajkal. Spediamo i nostri Kayaks per treno direttamente a Mosca, mentre noi torniamo ad Irkutzk, dove trascorriamo la notte in aeroporto per poi ripartire il mattino seguente.

Ci troviamo nuovamente a Mosca, una delle città più grandi e popolose del mondo. Lo shock per il passaggio dalla Siberia disabitata a qui è grande. Festeggiamo la fine della spedizione con i ragazzi russi e li salutiamo; torniamo in Italia con dei bellissimi ricordi e tantissimi progetti per il futuro...