Laos 2003
Siamo da poco tornati da una bellissima avventura nel LAOS…..sì, proprio quella nazione, un po’ sconosciuta e dalla fama “pericolosa”, che si trova tra Cambogia, Vietnam, Cina e Thailandia.
Bangkok
………partiamo venerdì 31 ottobre da Milano siamo in sei, Marcello Parmigiani, Marco Merini, Gigi Codinotti, Sandro Modena, Remo Bologna, Paolo Maifrè Dopo più di 12 ore di volo complessive (con una compagnia aerea eccezionale, la Quatar air!) atterriamo nella caotica Bangkok, dove ci aspetta Kees l’olandese del team Fokiwa, qui nell’attesa di ottenere il visto, ci divertiamo a fare i turisti! Dopo 3 giorni di “estenuante” shopping, visite a Buddha e templi magnifici, partiamo in treno all’avventura del Laos. 12 ore in una comodissima e confortevole cuccetta, (altro che le FS italiane!!), ed ecco il confine laotiano Chong Mek. Fantastico, tutto è tranquillo (mi immaginavo chissà cosa, ricordando le scene del famosissimo film “Il cacciatore”!!!) c’è solo un cancello aperto che attraversiamo, senza problemi, dopo aver esibito i nostri passaporti. La gente è cordiale, gentile, non ha nessuna intenzione di “fregarti”! Cerchiamo un mezzo che ci porti a Paksè, una delle città, se cosi si possono definire, più grandi del Laos. Ci indicano un bus di linea, una specie di camion coperto con due panche ai lati, su cui ci caricano senza problemi le nostre sette canoe, noi, un’infinità di cesti di verdure oltre ad una 15ina di altre persone. Contrattiamo il prezzo del biglietto e ci facciamo portare in una guest house della città che sarà la nostra base per qualche giorno. Ci troviamo sull’altopiano del Bolaven, la vegetazione è rigogliosa, il cielo di un azzurro che è da molto che non si vede in Italia. Siamo venuti fin qui per andare in canoa, così cerchiamo e otteniamo le prime informazioni su ciò che è fattibile nella zona e optiamo per l’Hoey Bangliang. Sulla cartina “sembra” il più accessibile per la vicinanza della strada e con un ponte per lo sbarco. Troviamo l’inizio del sentiero per l’imbarco, in una piantagione di caffè; impieghiamo due ore e mezza, calando le canoe con le corde, spaccandoci la schiena e le gambe in una giungla verticale, lungo una via di non ritorno per raggiungere il fiume che si trova in fondo a una bellissima gola .Il fiume si forma sotto le altissime cascate Tad Fane inizia con rapide e passaggi di 4°WW per poi continuare in un interminabile discesa di 8 ore di 2°- 3° WW fino all’unico ponte prima della confluenza col Mekong. Non avevamo previsto di rimanere cosi a lungo nel fiume e dopo una veloce consultazione decidiamo di non rimanere a dormire ma di proseguire con il buio aiutati da una fantastica luna piena, l’unica nostra preoccupazione è che avevamo detto all’autista di venirci a prendere alle 18. Arriviamo stanchissimi alle 23 e con nostra gioia troviamo l’autista che dorme sul camion e ci sta aspettando. Un giorno per riprenderci dalla fatica e ci spostiamo verso Four Thousand Islands, come dice il nome, 4000 isole nel mezzo del Mekong al confine con la Cambogia qui l’unica via di comunicazione è con imbarcazioni locali. Facciamo base sull’isola di Dhon Khon un vero paradiso di tranquillità senza corrente ne telefono. Il giorno seguente, imbarco sotto le cascate di Khon Phapheng dove tastiamo la vera forza del Mekong una distesa d’acqua marrone che forma gorghi e onde da far paura, qualcuno di noi ha dovuto addirittura trasbordare la morta in cui ci eravamo imbarcati per via delle onde, che si formavano e ti respingevano contro la sponda, da qui passato il primo km di onde e mulinelli il fiume si divide in vari rami e si appiattisce in un quasi lago. Giorno dopo, imbarco a monte delle cascate di Don Kong trasbordo e reimbarco nelle gole del Mekong uno spettacolo della natura che fa perdere la vista in dozzine di cascate, e canali che accompagnano lungo tutta la discesa, purtroppo tutte impraticabili, come nel tratto precedente circa 4 km di centinaia di metri cubi d’acqua che formano mulinelli e onde per poi placarsi in un tranquillo mare d’acqua che entra nel territorio del delfino Irrawaddi dove, senza troppo farsi desiderare esce sulla superficie dell’acqua per respirare e quindi farsi vedere. Anche se con rammarico dobbiamo lasciare le isole per iniziare il ritorno, prima però passiamo a visitare il tempio Vat phou un tempio kmer nascosto ai piedi di una montagna che ricorda i templi del film di Indiana Jones veramente eccezionale il Laos anche se non è un luogo facile per la canoa vale sicuramente la pena di visitarlo.