Il 7 settembre scorso si è disputata sulle Dolomiti austriache, precisamente a Lienz, una gara a staffetta, la RED BULL DOLOMITEN MANN, dove il parapendio era l'attrazione maggiore, senza nulla togliere ai corridori, ai canoisti e ai biker. Gara selettiva con 120 squadre, provenienti da molte nazioni, che si sono incontrate per sfidarsi all'ultimo secondo. Reduci dal RedBull Giants a Vulcano, anche noi eravamo presenti come squadra tutta italiana: Giovanni Montini, corridore, ha partecipato alla "maraton de sable", esperto di Adventure Race; Marcello Parmigiani, parapendiista, istruttore di kayak federale, ha partecipato ad Adventure Race in Brasile e Filippine; Roberto Chilosi, kayakista d'alto corso con alle spalle numerose spedizioni in tutto il mondo; Alberto Micheletti, triatleta, membro del team italiano Salomon.
Ecco com'è andata.
Il ritrovo è alle ore 7.00 al piazzale di Lienz;
lì lasciamo la nostra attrezzatura che verrà
trasportata in decollo in elicottero.
Noi veniamo fatti salire su mezzi militari da 12 posti
che ci trasportano al termine di una strada di montagna
con forte pendenza dove ci
aspettano 2 ore di salita a piedi fino ai 2600 m ca.
Lo spettacolo che ci ritroviamo di fronte è unico,
siamo nel mezzo delle Dolomiti austriache.
Arrivati sul passo, dove partirà la nostra frazione,
troviamo il nostro fardello, circa 14 kg fra vela e attrezzatura,
d'obbligo l'emergenza e il casco.
"gli esperti di questa gara hanno attrezzature da 6 kg"
Qui ci viene fatto un briefing, rigorosamente in tedesco, sul
percorso che dobbiamo compiere.
Fortunatamente qualcuno al termine della spiegazione mi descrive
in inglese il da farsi.
Nel frattempo in valle i corridori sono partiti alle ore 10 precise.
I minuti passano in attesa che arrivino, il primo runner passa
il testimone alle 11.26, io già scalpito per partire,
alle 11.55 arriva Giovanni, una toccata di spalla e corro, con
la mia sacca in spalla e casco in testa, giù
per un ripido ghiaione. Circa dodici minuti in salita e sono al decollo.
Una striscia bianca delimita la zona dove è possibile
stendere la vela, il pendio è
molto ripido. Cerco un posto libero, apro la mia sacca, sfilo il parapendio,
lo apro e lo sistemo al meglio cercando di non perdere minuti preziosi.
Mi infilo nella selletta, eseguo gli opportuni controlli;
inizio la mia rincorsa, le bocchette del
la vela si aprono, si gonfiano e una leggera brezza mi aiuta a
staccare i piedi da terra.
Viro a destra, proseguo lungo il costone e raggiungo
la prima boa da fotografare; mi posiziono verticalmente sulla
macchia verde nello sfondo di roccia bianca e scatto alcune foto
per non rischiare di sbagliare, pena la squalifica. Da qui spingo a
fondo la pedalina dell'acceleratore e inizio il traversone della
vallata per raggiungere il primo atterraggio sulla montagna che ho di
fronte, prendendo come riferimento il pilone della seggiovia.
Ci arrivo sopra dopo circa 10 minuti e inizio a scendere velocemente
provocando le "orecchie" alla mia vela che non ne vuole
sapere di scendere. Infatti l'attività termica a
quell'ora è molto sviluppata grazie ad una forte
irradiazione solare. Evitando le piante, i cavi della funivia
e lo skilift, atterro molto vicino al grosso arco blu e rosso
che devo oltrepassare. Raccolgo velocemente la vela e senza
rimpacchettare nulla, corro sul sentiero che mi porterà
al secondo decollo; arrivo al prato esausto dopo 15 minuti ca.
Ristendo la vela e perdo qualche minuto ad aspettare che il
pilota davanti a me liberi lo spazio che mi serve per correre.
Decollo, viro immediatamente a destra e, prendendo come punto
di riferimento la piscina che è vicina al secondo
atterraggio, mi porto nelle vicinanze e inizio la discesa
con una serie di spirali veloci, anche qui l'atterraggio
è molto tecnico oltre ad avere cavi dell'alta tensione,
alberi e pali, c'è un folto pubblico che accorcia
il già piccolo spazio. Prendo la vela per una
estremità e corro a passare il testimone al canoista
che freme di partire. Roby corre fino a raggiungere il kayak
e si butta, nel vero senso della parola, con un imbarco da un
ponte, in una discesa con porte da slalom in risalita e
discesa di circa mezz'ora. Al suo traguardo Alberto lo
aspetta con la bike, dovrà percorrere un percorso
di circa due ore con fortissimi dislivelli.
Finiremo sedicesimi nella classifica "pro".
È una bellissima esperienza partecipare a gare di questo genere, veramente faticoso ma ne vale proprio la pena. In Italia sono ancora poco conosciute, mentre all'estero, oltre ad essercene diverse dello stesso tipo, attirano numerosi atleti e sopratutto pubblico e media. Un ringraziamento a Red Bull Italia che ci ha dato l'opportunità di iscriverci alla gara.
Resoconto curato da Marcello Parmigiani